Com'è noto, da diversi anni precise norme richiedono a ciascuna istituzione pubblica o privata di mantenere un adeguato standard di sicurezza a beneficio dell'incolumità e dell'operare in un ambiente sufficientemente salubre per tutti quelli che svolgono attività in locali dell'istituzione. In particolare si può fare riferimento al D.lgs. 9/4/2008 n. 81, e successive integrazioni, (si veda http://www.lavoro.gov.it/SicurezzaLavoro/Documents/TU%2081-08%20-%20Ed.%20Ottobre%202013.pdf) che sotto il profilo della sicurezza equipara anche gli istituti scolastici a tutti gli altri ambienti di lavoro e gli studenti ai lavoratori.
Io penso che la sicurezza coinvolga due aspetti principali: quello dei provvedimenti di natura pratica atti a mantenere il livello di sicurezza previsto, e quello dei comportamenti di tutti quelli che si trovano ad operare in quegli ambienti. Per quanto riguarda il primo aspetto il proprietario e il datore di lavoro, se non coincidente con il primo, sono tenuti ad organizzare tutti quegli interventi che nel tempo si rendono necessari per la messa e il mantenimento a norma di strutture, impianti e servizi. Nel caso della scuola questo impegno è in capo, anche dal punto di vista finanziario, per una buona parte all'ente locale che fornisce le strutture (la Provincia nel nostro caso, trattandosi di Istituto superiore) e per una parte alla scuola, con specifici impegni per il Dirigente Scolastico che includono l'individuazione di responsabili e preposti che devono curare aspetti particolari, per i quali devono anche essere specificatamente formati. Anche la nostra scuola è naturalmente impegnata in queste attività di carattere preventivo ed organizzativo, resesi più ampie per effetto del recente accorpamento tra Benedetti e Tommaseo.
Ma è il secondo aspetto comportamentale, quello su cui vorrei concentrare questa riflessione. Comportamenti errati possono compromettere qualsiasi scrupolosa attenzione nel soddisfare norme e attuare tutte le utili misure preventive per la sicurezza. Potrei fare una analogia di grande attualità, quella della sicurezza informatica: uno può installare tutti i migliori antivirus, anti-spamming, reti protette, ma se abbassa la guardia e fornisce più o meno inconsapevolmente dati personali critici a destinatari non affidabili, ogni preventiva misura di sicurezza si rivela inutile. Sotto questo profilo quindi viene richiesta una particolare consapevolezza a tutti coloro che operano nella scuola, quindi non solo personale scolastico ma anche utenti, cioè studenti e genitori. L'art. 20 del citato decreto stabilisce gli obblighi, che sono prima di tutto regole di buon senso, per tutti i lavoratori e quindi anche per gli studenti. Nel caso degli ambienti scolastici, essi si possono così riassumere:
Le famiglie possono agire in senso positivo affinché i nostri figli si prendano cura di questi che, prima di essere regole obbligate, sono importanti, buoni consigli. Gli studenti dovrebbero prendere molto seriamente le attività informative sulla sicurezza e sui comportamenti da tenere, sia in condizioni normali che di emergenza, informazioni che ricevono periodicamente da preposti e/o esperti del settore. In particolare sono chiamati a collaborare con serietà alle prove di evacuazione che hanno sostanzialmente lo scopo di verificare che le programmate modalità di intervento in caso di emergenza siano le più opportune per lo specifico contesto, e che tutte le persone eventualmente coinvolte sappiano già bene cosa fare in questi casi, riducendo il rischio di panico e di azioni pericolose. Proprio in relazione a questa azione educativa ho intitolato la riflessione 'per una cultura della sicurezza': questa stessa cultura, se acquisita e praticata già a livello scolastico, verrà poi portata dai nostri giovani negli ambienti di lavoro in cui opereranno in futuro, a beneficio di tutta la comunità.
M.Moro
Io penso che la sicurezza coinvolga due aspetti principali: quello dei provvedimenti di natura pratica atti a mantenere il livello di sicurezza previsto, e quello dei comportamenti di tutti quelli che si trovano ad operare in quegli ambienti. Per quanto riguarda il primo aspetto il proprietario e il datore di lavoro, se non coincidente con il primo, sono tenuti ad organizzare tutti quegli interventi che nel tempo si rendono necessari per la messa e il mantenimento a norma di strutture, impianti e servizi. Nel caso della scuola questo impegno è in capo, anche dal punto di vista finanziario, per una buona parte all'ente locale che fornisce le strutture (la Provincia nel nostro caso, trattandosi di Istituto superiore) e per una parte alla scuola, con specifici impegni per il Dirigente Scolastico che includono l'individuazione di responsabili e preposti che devono curare aspetti particolari, per i quali devono anche essere specificatamente formati. Anche la nostra scuola è naturalmente impegnata in queste attività di carattere preventivo ed organizzativo, resesi più ampie per effetto del recente accorpamento tra Benedetti e Tommaseo.
Ma è il secondo aspetto comportamentale, quello su cui vorrei concentrare questa riflessione. Comportamenti errati possono compromettere qualsiasi scrupolosa attenzione nel soddisfare norme e attuare tutte le utili misure preventive per la sicurezza. Potrei fare una analogia di grande attualità, quella della sicurezza informatica: uno può installare tutti i migliori antivirus, anti-spamming, reti protette, ma se abbassa la guardia e fornisce più o meno inconsapevolmente dati personali critici a destinatari non affidabili, ogni preventiva misura di sicurezza si rivela inutile. Sotto questo profilo quindi viene richiesta una particolare consapevolezza a tutti coloro che operano nella scuola, quindi non solo personale scolastico ma anche utenti, cioè studenti e genitori. L'art. 20 del citato decreto stabilisce gli obblighi, che sono prima di tutto regole di buon senso, per tutti i lavoratori e quindi anche per gli studenti. Nel caso degli ambienti scolastici, essi si possono così riassumere:
- Prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal DS;
- Contribuire, insieme al DS e preposti, all'adempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e sicurezza;
- Osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal DS e preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale;
- Utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, nonché i dispositivi di sicurezza e gli altri dispositivi di protezione messi a loro disposizione;
- Segnalare immediatamente al DS o al preposto le deficienze di macchine, dispositivi e mezzi, nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell'ambito delle proprie competenze e possibilità eper eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;
- Non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;
- Non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;
- Partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal DS;
Le famiglie possono agire in senso positivo affinché i nostri figli si prendano cura di questi che, prima di essere regole obbligate, sono importanti, buoni consigli. Gli studenti dovrebbero prendere molto seriamente le attività informative sulla sicurezza e sui comportamenti da tenere, sia in condizioni normali che di emergenza, informazioni che ricevono periodicamente da preposti e/o esperti del settore. In particolare sono chiamati a collaborare con serietà alle prove di evacuazione che hanno sostanzialmente lo scopo di verificare che le programmate modalità di intervento in caso di emergenza siano le più opportune per lo specifico contesto, e che tutte le persone eventualmente coinvolte sappiano già bene cosa fare in questi casi, riducendo il rischio di panico e di azioni pericolose. Proprio in relazione a questa azione educativa ho intitolato la riflessione 'per una cultura della sicurezza': questa stessa cultura, se acquisita e praticata già a livello scolastico, verrà poi portata dai nostri giovani negli ambienti di lavoro in cui opereranno in futuro, a beneficio di tutta la comunità.
M.Moro